Ospite a Dentro la notizia, Evelina Sgarbi spiega le ragioni che l’hanno spinta a chiedere al tribunale la nomina di un amministratore di sostegno per suo padre, Vittorio Sgarbi, ricoverato nei mesi scorsi per una grave sindrome depressiva.
La figlia esprime rammarico per il modo in cui la sua iniziativa è stata interpretata: “Una reazione di questo tipo mi rattrista particolarmente, anche perché non è stata compresa, non è stato compreso il motivo ed è stato scambiato per una richiesta di un tutore a vita piuttosto che un amministratore di sostegno che io ritengo, vista la situazione, che sia necessario”.

Niente interessi economici, solo tutela
Evelina Sgarbi respinge con decisione l’accusa di essere spinta solo da motivazioni economiche: “Si cerca di buttare fango su di me, e di distogliere l’attenzione su quella che è la mia reale richiesta, che appunto non è quella di un tutore a vita o di coercirlo. Nessuno ha parlato di soldi e di mantenimento”.
Ribadisce che il suo unico obiettivo resta la protezione del padre: “Io chiedo un amministratore a favore degli interessi di mio padre. Chiedo semplicemente che vengano amministrate le cose in modo giusto da una persona competente. Non devo certo essere io ad amministrare le sue cose”.
La difficile situazione con Vittorio
Secondo Evelina, la dolorosa scelta nasce dalle condizioni di salute del padre e dalla difficoltà di mantenere un rapporto diretto con lui. “Io non ho più notizie, sono sempre stata abbastanza osteggiata da tutte le persone intorno a lui e posso assicurare che non è una condizione facile la mia. Sono serena di quello che ho fatto, sono rattristata da tutto quanto perché sono delle dichiarazioni diffamatorie nei miei confronti”.
La figlia ha raccontato anche un aneddoto sull’ultima volta che ha visto il padre Vittorio, un momento che l’ha profondamente turbata: “Quando l’ho visto, mi ha turbato molto, mi ha scioccato trovarlo nelle condizioni in cui l’ho trovato, anche perché proprio non lo riconoscevo più e non ha proferito parola con nessuno”.