Oggi al tribunale di Milano si è aperto il processo che vede imputata Chiara Ferragni per truffa aggravata. L’inchiesta, nota come “Pandoro-gate”, ruota attorno alla campagna natalizia del 2022 legata al pandoro “Pink Christmas” realizzato in collaborazione con Balocco. Ma qual è davvero il cuore dell’accusa e cosa rischia l’imprenditrice digitale?
Il nodo della beneficenza e le accuse
Secondo l’accusa, la comunicazione intorno al pandoro avrebbe indotto i consumatori a credere che parte del prezzo maggiorato sarebbe stato destinato in beneficenza. In realtà, la donazione era già stata effettuata dalle aziende prima del lancio, dunque non collegata alle singole vendite.
In questo modo, sempre secondo l’accusa, la Ferragni e le sue società avrebbero ottenuto un profitto indebito superiore ai 2 milioni di euro, sostenuto da una comunicazione ritenuta ingannevole anche dall’Antitrust, che era intervenuta già prima della Procura. La difesa, invece, ribadisce che si sia trattato di un semplice “errore di comunicazione” e che non vi fosse alcuna volontà di truffare i consumatori. “Errore di comunicazione” che è diventato un po’ la frase chiave del Pandoro-gate a partire da quel video che ha fatto il giro del web, girato poco dopo lo scandalo, con l’influencer pentita e in lacrime in tenuta grigia.
Il processo in corso e gli scenari futuri
La prima udienza si è svolta oggi a porte chiuse a Milano. La Ferragni non era presente in aula, ma c’erano i suoi avvocati a rappresentarla. L’esito è stato significativo perché non c’è stata l’archiviazione, quindi il procedimento prosegue. La prossima tappa sarà il 4 novembre, quando la difesa potrà valutare riti alternativi come il giudizio abbreviato o il patteggiamento.
Sul piano giuridico, la truffa aggravata può prevedere fino a cinque anni di carcere e una multa. Tuttavia ad essere onesti, la possibilità che l’influencer finisca effettivamente dietro le sbarre è remota. Oltre ad essere incensurata, Chiara Ferragni e le sue società hanno già versato circa 3,4 milioni di euro tra sanzioni, accordi e donazioni; una cifra nettamente superiore all’ingiusto profitto contestato. Fattore che potrebbe giocare un ruolo non indifferente come attenuante.
In caso di condanna, la pena potrebbe tradursi in una sanzione pecuniaria o in una sospensione condizionale, evitando così la detenzione. Ora c’è solo da attendere la prossima udienza per capire come si svilupperà la controversa vicenda.